I vitigni


Sangiovese: E' uno dei vitigni italiani più antichi ("sangue di Giove"), per alcuni era già noto agli Etruschi. E' senz'altro l'uva a bacca rossa più diffusa in Italia, soprattutto in Toscana, Umbria, Emilia Romagna. Vi sono molte tipologie di Sangiovese, ma vengono comunque divise in due categorie: Sangiovese Grosso, il più pregiato, del quale viene coltivata una quantità limitata, quasi totalmente nella zona di Montalcino (SI), dove viene chiamato Brunello e nella zona di Montepulciano (SI), dove prende il nome di Prugnolo Gentile; Sangiovese Piccolo, il più comune, che prende vari sinonimi, a seconda delle zone, fra cui Morellino presso Scansano. Fornisce vini di color rosso rubino intenso, tannico, di buon corpo, armonici e con gradevole retrogusto amarognolo: si presenta di aroma fruttato da giovane, ma, invecchiato, sprigiona profumi, affinandosi notevolmente. Impiegato in uvaggi con vitigni "miglioratori", guadagna in colore, armonicità ed aromaticità.

Montepulciano: L'origine di questo vitigno a bacca nera è sempre stata incerta; spesso lo si è confuso con il Sangiovese, probabilmente a causa dell'esistenza del comune toscano di Montepulciano. Anche gli studiosi, come il Molon (1906), lo classificavano tra i Sangioveti. Oggi è certo che i due vitigni non hanno nulla in comune. Viene coltivato prevalentemente in Abruzzo, Marche e nelle altre regioni del centro-sud adriatico. Ha molti sinonimi, fra cui Montepulciano d'Abruzzo, uva abruzzese, Primaticcio, Cordisco ecc. Oggi, grazie al lavoro accurato di alcuni produttori ed enologi, il Montepuciano è uscito alla ribalta come uno dei vitigni rossi di più elevata qualità. Il Montepulciano predilige ambienti caldo-asciutti ed esposizioni soleggiate per garantire una buona e regolare maturazione dell'uva. Vinificato, in purezza, garantisce vini di comprovata qualità, adatti all'invecchiamento, mentre migliora gli uvaggi con altri vitigni, consentendo di ottenere profumi che ricordano il gusto "bordolese.

Morettone (Ciliegiolo) ecotipo scoperto dall’ASSAM nella campagna di Servigliano. Di origine incerta, si pensa che questo vitigno sia stato introdotto in Italia nel 1870 dalla Spagna. Se ne trovano colture un po' su tutto il territorio nazionale, ma prevale in Toscana, dove è noto anche come Ciliegino e Ciliegiolo di Spagna. La foglia è medio-grande, pentagonale, trilobata o pentalobata. La pagina superiore è glabra, di colore verde bottiglia. Il grappolo è grosso, semi compatto o compatto, allungato, cilindrico, piramidale e leggermente alato. L'acino è medio-grosso, arrotondato o sub-rotondo. La buccia è mediamente spessa, di colore nero-violaceo, molto pruinosa. Produce un vino di colore rosso rubino, abbastanza robusto, alcolico, fruttato, con leggera acidità, per cui viene usato principalmente in uvaggio.


Merlot: Questo vitigno a bacca nera, il cui nome deriva dalla particolare predilezione che ha il merlo per le sue bacche, è originario della Gironde, nel Sud-Ovest della Francia, e in particolare della zona di Bordeaux, da cui nascono (in uvaggio con il Cabernet) alcuni dei più prestigiosi vini al mondo (Saint-milion, Pomerol). Si parla del Merlot sin dal 1700, ma la prima descrizione dettagliata appartiene al Rendre (1854). Nella maggior parte delle zone vitivinicole del mondo, il Merlot è compagno inseparabile del Cabernet Sauvignon; i due vitigni si integrano perfettamente: il primo donando al vino il suo frutto pieno e precoce, il secondo una maggiore aristocraticità e longevità. In Italia il Merlot ha trovato condizioni ambientali ideali in Friuli, Trentino e Veneto, sin dalla fine dell'ottocento, ma è ormai diffuso in molte altre regioni, con risultati a volte sorprendenti, anche senza l'apporto di altre uve.